La somministrazione profilattica di concentrati piastrinici nei pazienti con emopatie maligne riduce significativamente l’incidenza di sanguinamenti, che pure si manifestano in più del 40% dei casi. Questi i principali risultati di uno studio di non inferiorità (Starworth SJ et al. N Engl J Med, 2013;368:1771-80) condotto in 14 centri del Regno Unito e in Australia, allo scopo di valutare la sicurezza e l’efficacia di una politica nella gestione dei pazienti con neoplasie ematologiche che non comprendeva la somministrazione profilattica di piastrine in assenza di segni di sanguinamento in atto. Nello studio sono stati arruolati 600 pazienti adulti sottoposti a chemioterapia o a trapianto di cellule staminali, randomizzati a ricevere o meno trasfusioni piastriniche in presenza di una conta piastrinica inferiore a 10 x 109/l.
Nei 30 giorni successivi alla randomizzazione, sanguinamenti di grado WHO 2, 3 o 4 si sono verificati nel 50% (151/300) dei pazienti del gruppo non sottoposto a profilassi, verso il 43% (128/298) del gruppo profilassi (p = 0,06 per la non inferiorità). L’incidenza di episodi di sanguinamento di solo grado WHO 3 e 4 non è stato invece significativamente differente nei due gruppi (6/300, inclusa un’emorragia intracranica, verso 1/298). L’utilizzo di piastrine è risultato notevolmente ridotto nel gruppo non ricevente profilassi, con un numero totale di unità piastriniche trasfuse pari a 580 verso 964 nel gruppo profilassi (numero medio di trasfusioni piastriniche per paziente: 1,7 verso 3,0). Da sottolineare che fra i pazienti sottoposti a trapianto autologo (che rappresentavano il 70% del totale), l’incidenza di sanguinamenti è stata sovrapponibile nei due gruppi (47% nel gruppo no profilassi verso 45% nel gruppo profilassi).
«Il reale beneficio delle trasfusioni profilattiche di piastrine nei pazienti ematologici con trombocitopenia severa non è chiaro, ed è stato recentemente messo in discussione da studi che suggerivano l’efficacia di una gestione dei pazienti basata sulle trasfusioni piastriniche solo in caso di sanguinamento», scrivono gli autori della ricerca. «I nostri dati supportano invece la necessità di proseguire l’uso della profilassi piastrinica, anche se l’effetto sulla prevenzione dei sanguinamenti appare più marcato nei pazienti trattati con chemioterapia o con trapianto allogenico rispetto a quelli riceventi un trapianto autologo». Nonostante queste conclusioni, rimane oggetto di discussione la significatività clinica dei sanguinamenti di grado 2 (inclusi quelli a livello cutaneo), che rappresentavano la quasi totalità degli eventi osservati nello studio, e la definizione di limiti accettabili per un aumento dell’incidenza dei sanguinamenti a fronte di una riduzione del numero di trasfusioni piastriniche eseguite.
Fonte: The New England Journal of Medicine
PubMed link: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23656642
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