Trattamento dei pazienti anziani con linfoma mantellare

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Una terapia di mantenimento con rituximab è più efficace dell’interferon-alfa nel prolungare la durata della remissione e aumentare la sopravvivenza nei pazienti anziani con linfoma mantellare. Uno studio prospettico internazionale (Kluin-Nelemans et al. NEJM, 2012;367:520-31) ha randomizzato 560 pazienti (età mediana: 70 anni) a ricevere un trattamento di induzione con 6 cicli di rituximab, fludarabina e ciclofosfamide (R-FC) o 8 cicli di R-CHOP. I pazienti rispondenti sono stati sottoposti a una seconda randomizzazione fra rituximab e interferon-alpha come terapia di mantenimento, da somministrare fino alla progressione della malattia.

Mentre i tassi di remissione completa sono stati sovrapponibili nei due gruppi R-FC e R-CHOP (40% e 34%, rispettivamente), la sopravvivenza globale è risultata significativamente minore nei pazienti trattati con R-FC (sopravvivenza a 4 anni: 47% verso 62%; p = 0,005). In particolare, un numero maggiore di pazienti riceventi R-FC è deceduto durante la prima remissione (10% verso 4%) e ha presentato eventi avversi di tipo ematologico, causando una minore compliance al trattamento.

In 274 pazienti che hanno ricevuto la terapia di mantenimento, il rituximab ha ridotto il rischio di progressione o morte del 45% rispetto all’interferon-alfa (pazienti in remissione dopo 4 anni: 58% verso 29%; p = 0,01). Inoltre, fra i pazienti rispondenti all’R-CHOP (ma non fra quelli trattati con R-FC), il mantenimento con rituximab ha migliorato significativamente la sopravvivenza globale (sopravvivenza a 4 anni: 87% verso 63% con interferon-alfa; p = 0,005).

«Un trattamento di induzione con R-CHOP seguito da un mantenimento con rituximab rappresenta uno schema efficace per i pazienti anziani con linfoma mantellare», affermano gli autori a conclusione del loro studio. «L’outcome dello schema basato sulla fludarabina, che non si è dimostrato più efficace ma è risultato più tossico, è stato deludente rispetto alle aspettative generate da dati precedenti. A causa della minore efficacia dello schema R-FC e dell’insufficiente ripresa ematologica, un numero minore di pazienti che hanno ricevuto questo trattamento sono risultati eleggibili per la terapia di mantenimento. Al contrario, il mantenimento con rituximab appare più efficace rispetto all’interferon-alfa nell’allungare l’aspettativa di vita nei pazienti rispondenti all’R-CHOP.»

 

Fonte: New England Journal of Medicine

 

PubMed link: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22873532

A cura di:

www.ematologiainprogress.net

Redazione Ematologia in progress
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