Trattamento con inotuzumab ozogamcin in pazienti pediatrici con leucemia acuta linfoblastica recidivata/refrattaria
L’inotuzumab ozogamicina (InO), anticorpo monoclonale anti-CD22 coniugato con la calicheamicina, è attualmente approvato nei pazienti adulti con leucemia linfoblastica acuta recidivata/refrattaria (LAL R/R). Ad oggi, i dati sulla sicurezza ed efficacia nei pazienti pediatrici sono scarsi.
Nonostante gli enormi progressi compiuti nella terapia della LAL nell’infanzia, circa il 10-15% dei bambini va incontro ad una recidiva. I regimi di salvataggio con chemioterapia intensiva si traducono in tassi di sopravvivenza libera da malattia a 2 anni non ottimali: 41% e 13% rispettivamente per i bambini che raggiungono una seconda e una terza remissione.
E’ stato recentemente pubblicato uno studio retrospettivo su 51 bambini affetti da LAL R/R trattati con InO ad uso compassionevole (Bhojwani D et al, 2018). L’età mediana dei pazienti era di 11,5 anni (range: 2,2-21,3). L’80% dei pazienti risultava refrattario alla terapia precedente e 22/51 pazienti (43%) erano già stati sottoposti ad un trapianto allogenico di midollo osseo (HSCT). Quaranta pazienti (78%) avevano ricevuto una terapia anti-CD19 (CD19 CAR-T o blinatumumab) e 11 (22%) una terapia anti-CD22 (moxetumomab, CD22 CAR-T, InO).
Quarantadue pazienti erano in recidiva ematologia (>5% blasti nel midollo osseo) al momento del trattamento con InO; di questi, 38 presentavano una percentuale di blasti nel midollo osseo superiore al 25%. Tutti i pazienti hanno ricevuto InO a dosaggio frazionato di 0,8 mg/m2 al giorno 1 del primo ciclo seguito da 0,5 mg/m2 al giorno 8 e 15 e, successivamente, dal secondo ciclo in poi, al dosaggio di 0,5 mg/m2 ai giorni 1, 8, 15. Il numero mediano di dosi somministrate è stato di 5 (range: 1-15); 23/51 pazienti hanno eseguito un solo ciclo.
La rivalutazione di malattia ha evidenziato una remissione completa (RC) in 28/42 pazienti in recidiva ematologica (67%); di questi, il 71% risultava negativo anche alla valutazione della malattia minima residua (MMR). Degli 8 pazienti che al momento della somministrazione erano in RC con MMR positiva, 4 sono andati incontro ad una negativizzazione della MMR mentre negli altri 2 casi è stato osservato un decremento di 1-2 log.
In 21/51 pazienti è stato possibile eseguire un trapianto allogenico di cellule staminali ematopoietiche (HSCT), con un tempo mediano tra l’ultima infusione del farmaco e il trapianto di 26 giorni.
Dodici pazienti, di cui 4 dopo HSCT, sono andati incontro a ricaduta. L’immunofenotipo valutato sui campioni della recidiva ha evidenziato una riduzione significativa o un’assenza del CD22 sulla superficie del blasto.
Complessivamente sono stati registrati 11 decessi (in 6 casi con malattia in remissione).
Il trattamento con InO è stato complessivamente ben tollerato; nessun paziente ha sviluppato la sindrome da ostruzione sinusoidale (SOS) durante la terapia con InO; tuttavia, 11/21 (52%) pazienti sottoposti a HSCT hanno sviluppato SOS, in 2 casi fatale. A causa del piccolo numero di pazienti che ha eseguito la procedura trapiantologica non sono stati identificati fattori di rischio significativi per l’insorgenza di SOS post-HSCT; tuttavia, si è registrata una tendenza verso la significatività quando il condizionamento prevedeva l’utilizzo di clofarabina e/o busulfano.
Con i limiti di uno studio retrospettivo, InO sembra essere una terapia ben tollerata ed efficace anche nella LAL recidivata pediatrica. Sono attualmente in corso studi prospettici di fase II per una valutazione più accurata della efficacia e sicurezza del farmaco e per identificare con maggiore chiarezza i fattori di rischio per lo sviluppo di SOS post-HSCT.
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A cura di:
Ematologia, Università Sapienza, Roma