Terapia con fattore VIII e inibitori nell’emofilia A

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Lo sviluppo di anticorpi inibitori nei bambini con emofilia A severa non viene influenzato dal tipo di fattore VIII utilizzato nella terapia sostitutiva, sia esso di origine plasmatica o ricombinante, anche se i prodotti ricombinanti di terza generazione sembrano essere associati con un rischio minore rispetto ai prodotti di seconda generazione. Queste le conclusioni di uno studio (Gouw SC et al. NEJM, 2013;368:231-9) condotto su 574 pazienti consecutivi con emofilia A nati fra il 1 gennaio 2000 e il 1 gennaio 2010, non precedentemente trattati, in cui è stata valutata la comparsa di inibitori dopo trattamento con fattore VIII (definita come almeno 2 test positivi con ridotti livelli di fattore VIII in vivo).

Anticorpi inibitori clinicamente significativi si sono sviluppati in 177 bambini (32,4%), fra cui 116 (22,4%) con inibitore ad alto titolo (> 5 unità Bethesda/litro), dopo una mediana di 15 giorni dall’esposizione al trattamento. Il trattamento con fattore VIII di origine plasmatica conferiva un rischio di comparsa di inibitori simile a quello conferito dai prodotti ricombinanti, così come non influente era il contenuto di fattore von Willebrand nel prodotto usato o il cambio di trattamento da un fattore VIII plasmaderivato a uno ricombinante o da un prodotto ricombinante all’altro. Tuttavia, un aumento del rischio di sviluppo di inibitori del 60% era associato all’utilizzo di prodotti ricombinanti di seconda generazione full-lenght (ma non di quelli con delezione del dominio B) rispetto a quelli di terza generazione full-lenght.

«Una maggiore immunogenicità del fattore VIII di origine plasmatica rispetto ai prodotti ricombinanti è stata suggerita da alcuni autori», scrivono gli autori della ricerca, «ma i risultati di numerosi studi e di revisioni sistematiche sono stati contradditori su questo punto. Studi randomizzati sulla immunogenicità delle diverse fonti di fattore VIII sono in corso e i risultati non sono ancora stati pubblicati. I nostri dati sulla sovrapponibilità del rischio associato a fattore VIII plasmaderivato o ricombinante sono in accordo con quanto osservato da altri autori, mentre inaspettato è stato il dato di un maggiore rischio di sviluppo di inibitore nei pazienti riceventi fattore VIII ricombinante di seconda generazione. Poiché la causa di una maggiore immunogenicità di questi prodotti non è chiara, ulteriori studi sono necessari per confermare questa osservazione e per identificarne le cause biologiche».

Fonte: New England Journal of Medicine

PubMed link: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23323899

A cura di:

www.ematologiainprogress.net

Redazione Ematologia in progress
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