Parametri emocromocitometrici e morfologia del sangue periferico nei pazienti COVID-19

L’esame emocromocitometrico dei pazienti con infezione da COVID-19 alla diagnosi presenta alterazioni che correlano con la fase e la gravità della malattia.
La presenza di linfopenia (definita da un numero assoluto di linfociti <1,0 x 109/l) è riportata nella maggior parte delle casistiche pubblicate e viene comunemente ritenuta come una deficitaria risposta immunologica all’infezione virale. Uno studio basato sulla metanalisi dei dati pubblicati, evidenzia che il 35–75% dei pazienti hanno sviluppato una linfopenia. Questo dato è più frequente nel gruppo di pazienti deceduti. Alcuni autori hanno ritenuto di utilizzare il cut-off di linfociti <0,6 x 10⁹/l come valore predittivo della necessità di ricovero in terapia intensiva. Nei bambini, a differenza di quanto osservato nella SARS, il riscontro di linfopenia sarebbe meno frequente
Una minoranza di pazienti presenta leucocitosi, sostenuta da linfocitosi e/o neutrofilia: questo dato sembra correlare con un decorso più grave.
La neutrofilia, fatta eccezione per i pazienti con infezioni o superinfezioni batteriche, correla con lo stato iperinfiammatorio e con la tempesta delle citochine, parte integrante del meccanismo patogenetico di COVID-19 come di altri coronavirus.
Il conteggio delle piastrine è un importante parametro incluso in numerosi sistemi classificativi che valutano la gravità di malattia, come ad esempio nella sindrome da disfunzione multiorgano (MODS): anche nella infezione da COVID-19 la presenza di piastrinopenia correla con la gravità della malattia e indica la presenza di una coagulopatia da consumo. In analogia con i dati pubblicati sulla infezione da SARS e MERS, si riscontra in circa il 60% dei pazienti gravi. Il conteggio delle piastrine associato al valore di ipossiemia è stato anche descritto come modello predittivo della gravità della malattia, con un’accuratezza pari al 96,2%. Al contrario, solo una piccola parte di pazienti presenta trombocitosi.
Da un punto di vista della morfologia del sangue periferico, abbiamo descritto il riscontro di alterazioni dei neutrofili circolanti, come la riduzione della lobularità nucleare e la presenza di pesanti granulazioni citoplasmatiche, la presenza di piastrine grandi e/o giganti e l’osservazione di numerose cellule apoptotiche. Nella coorte di pazienti osservati, queste alterazioni morfologiche, verosimilmente correlate con lo stato iperinfiammatorio, erano transitorie e reversibili precedendo la comparsa dei grandi linfociti atipici reattivi, caratteristici delle infezioni virali. E’ stata anche descritta in letteratura in un paziente con infezione da COVID-19 la presenza di un quadro periferico di leucoeritroblastosi, risoltasi con il trattamento specifico dell’infezione virale.
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A cura di:
Professore Associato in Ematologia, Università Cattolica del Sacro Cuore. Direttore UOC Emotrasfusione, Direttore Banca Cordone Ombelicale UNICATT, Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS – Roma