Molte luci e poche ombre sull’impiego di Ibrutinib nella pratica clinica
Nel numero di dicembre di Haematologica sono stati pubblicati interessanti dati sull’efficacia e la sicurezza di Ibrutinib in oltre 400 pazienti affetti da leucemia linfatica cronica recidivata o refrattaria, trattati al di fuori di trial clinici nel Regno Unito (315 pazienti) e in Svezia (95 pazienti) .
L’ampio studio inglese ha scelto due endopints “oggettivi” e non influenzati dalla natura retrospettiva dello studio (% di pazienti in terapia e % di pazienti sopravviventi a un anno dall’inizio del trattamento), mentre lo studio svedese ha scelto la tradizionale sopravvivenza libera da progressione.
Con una sopravvivenza pari all’83-84% a 1 anno nei due studi, ibrutinib si conferma un farmaco efficace nella pratica clinica quotidiana, in grado di cambiare la storia naturale della maggior parte dei pazienti recidivati o refrattari alla chemioimmunoterapia.
L’utilizzo del farmaco in una popolazione di età più avanzata (età mediana di 69 anni) e in peggiori condizioni generali (1/4 dei pazienti con cattivo performance status) ha determinato, rispetto a quanto descritto nei trial clinici, una maggior frequenza di sospensioni temporanee o definitive del trattamento (24-26% in tutto a 1 anno, di cui 11-18% per eventi avversi).
Il dato incoraggiante per questi pazienti, ribadito nell’editoriale di accompagnamento a questi due importanti contributi (Ghia P e Cuneo A, 2016) è rappresentato dalla possibilità di utilizzare, con buoni risultati, altri inibitori del signaling intracellulare (idelalisib associato a rituximab) o l’inibitore di BCL2 venetoclax al momento della progressione.
Fonte:
BIBLIOGRAFIA
- Ghia P, Cuneo A. Ibrutinib In The Real World Patient: Many Lights And Some Shades. Haematologica 2016; 101: 1448-1450.
A cura di:
Professore Ordinario di Ematologia, Università degli Studi di Ferrara