Circa il 15 % dei pazienti con leucemia acuta mieloide (LAM) mostra all’esordio di malattia iperleucocitosi, definita comunemente da un valore di leucociti > 100.000/mmc. La mortalità precoce in caso di LAM con iperleucocitosi viene riportata tra l’8 ed il 15 % dei casi, ed è prevalentemente dovuta a fenomeni di leucostasi (soprattutto cerebrale), sindrome da coagulazione intravascolare e sindrome da lisi tumorale. Per tali ragioni l’iperleucocitosi viene considerata una emergenza clinica da correggere nel minor tempo possibile. Gli approcci terapeutici, che variano considerevolmente tra le varie istituzioni, comprendono l’uso di idrossiurea, boli di chemioterapia citoriduttiva (generalmente citosina-arabinoside) e leucoaferesi. In assenza di studi randomizzati, non vi è uno standard of care basato sull’evidenza clinica e la strategia terapeutica ottimale rimane non definitivamente stabilita.
Nello studio di Bewersdorf e collaboratori pubblicato su Transfusion (Bewersdorf JP et al, 2020) vengono riportati i risultati derivanti da un’analisi sistematica della letteratura e da meta-analisi di 13 studi, selezionati tra 638 citazioni e 176 articoli dalle principali banche dati, ritenuti dagli autori in grado di fornire informazioni clinicamente rilevanti sulla mortalità precoce dei pazienti con LAM sottoposti o meno a leucoaferesi (Figura I).
Figura I. Flusso della ricerca.
I risultati della meta-analisi sono riassunti nella Figura II: tranne uno studio non recente pubblicato nel 1988, tutti gli altri non dimostrano riduzione della mortalità precoce nei pazienti sottoposti a leucoaferesi (overall risk ratio: 0,882; p=0,321). Il numero mediano di leucaferesi eseguite è stato di 1 (range: 1-5) e la procedura veniva generalmente interrotta al raggiungimento di una conta di WBC < 100.000/mmc o dopo constatazione di evidente miglioramento clinico. La percentuale di pazienti con fenomeni di leucostasi all’esordio è stata riportata in 8 studi ed è risultata significativamente più elevata nei pazienti sottoposti a leucoaferesi (OR: 2,01; 95% CI: 0,99-4,08; p=0,052)(Figura III). A tale riguardo, gli autori sottolineano che la presenza di leucostasi risente in misura significativa del giudizio dell’osservatore, non essendo disponibili in letteratura criteri codificati per tale condizione.
Figura II. Rischio di mortalità precoce nei pazienti sottoposti a leucaferesi.
Figura III. Rischio di leucostasi nei pazienti sottoposti a leucaferesi.
In conclusione, lo studio di Bewersdorf et al. dimostra che non vi è evidenza che l’impiego della leucoaferesi riduca la mortalità precoce nella LAM con iperleucocitosi, considerate anche le non rare complicanze e le difficoltà logistiche.
Fonte:
Divisione di Ematologia, Ospedale Cardarelli, Napoli
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