La mutazione del gene della nucleofosmina (NPM1) è una delle mutazioni più frequenti nella leucemia mieloide acuta (LAM) ed è associata nella maggior parte dei casi a un cariotipo normale. Secondo la classificazione ELN, i pazienti con LAM NPM1mut in assenza di mutazione del gene FLT3 o con mutazione FLT3 e allelic ratio < 0,5 sono ritenuti a prognosi favorevole, per cui non dovrebbero ricevere un trapianto allogenico di cellule staminali emopoietiche (SCT) in prima remissione completa (RC1).
In realtà, un numero non trascurabile di pazienti con LAM NPM1mut va comunque incontro a recidiva, per cui è di grande importanza clinica selezionare, al termine della chemioterapia di consolidamento, i pazienti ad alto rischio. Diversi studi precedenti hanno suggerito l’utilità del monitoraggio molecolare mediante RT-PCR o NGS del gene NPM1mut come marker di malattia minima residua (MMR) e hanno confermato che la persistenza della mutazione in RC rappresenta un fattore significativo di rischio per l’occorrenza di recidiva, come confermato nello studio qui descritto (Fig. I).
Figura I. OS e DFS per l’intera coorte (A,B) e secondo MMR positività (C,D).
Nello studio di Lussana e coworkers, sono stati analizzati 89 pazienti adulti (età mediana: 54 anni, range: 16-73) con LAM NPM1mut mediante RT-PCR al termine di due cicli di terapia di consolidamento. I pazienti con MMR non misurabile non hanno tratto alcun benefico dal SCT in termini di sopravvivenza globale (OS) e sopravvivenza libera da malattia (DFS): 89% vs. 81% e 80% vs. 75%, rispettivamente, come mostrato in Fig. II.
Figura II. OS e DFS secondo SCT: non è evidenziabile alcun vantaggio per i pazienti MMR-negativi.
Al contrario, i pazienti MMR positivi hanno ottenuto un rilevante miglioramento dell’outcome (OS: 52% per SCT vs. 31%; DFS: 50 % vs. 17%) (Fig. III).
Figura III. OS e DFS secondo SCT per i pazienti MMR-positivi: SCT è associato con un miglior outcome.
Gli autori sottolineano che i pazienti MMR positivi vanno comunque incontro a una significativa probabilità di recidiva nel corso del primo anno dopo il trapianto (43%), per cui sono necessarie terapie pre-emptive pre- o post-SCT allo scopo di ridurre ulteriormente la possibilità di ricomparsa della malattia.
Figura IV. Alta incidenza di recidiva per i pazienti trapiantati con malattia MMR-positiva durante i primi 12 mesi.
Fonte
Divisione di Ematologia, Ospedale Cardarelli, Napoli
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