Immunoterapia genica per la LLC
Nell’ambito della ricerca di nuove strategie terapeutiche per i pazienti affetti da leucemia linfatica cronica (LLC), vengono adesso pubblicati i risultati di uno studio di fase I (Castro JE et al. Cancer Res, 2012;72:2937-48) basato sull’iniezione diretta intranodale di geni immunostimolatori, che dimostrano la sicurezza e la preliminare efficacia di questa strategia, diretta a stimolare una risposta immunitaria antitumorale.
Lo studio è stato condotto su 15 pazienti con LLC e malattia progressiva, sottoposti a un’unica iniezione all’interno di una linfadenopatia periferica di un adenovirus codificante per il CD-40 ligando CD154 (Ad-ISF35). Il razionale del trattamento si basava sul tentativo di aumentare l’abilità delle cellule neoplastiche di LLC di funzionare come antigen-presenting-cell tramite la stimolazione del CD40. Nei pazienti trattati, sono state osservate risposte cliniche sistemiche preliminari, inclusa la riduzione delle cellule leucemiche circolanti, delle linfoadenopatie e della splenomegalia. Sei pazienti non hanno richiesto ulteriori trattamenti per più di 6 mesi e 3 hanno ottenuto una remissione parziale. L’infusione di Ad-ISF35 è stata ben tollerata, con eventi avversi transitori di grado 1 e 2 e alterazioni asintomatiche (ipofosfatemia, neutropenia e incremento delle transaminasi) di grado 3 o 4 solo nei pazienti riceventi il dosaggio più alto.
«E’ stato dimostrato che il microambiente linfonodale e midollare gioca un ruolo importante nella protezione delle cellule di LLC dall’apoptosi e i linfonodi potrebbero rappresentare un serbatoio di cellule neoplastiche proliferanti», scrivono gli autori della ricerca. «Ciononostante, le terapie attualmente utilizzate nei pazienti con LLC non sono dirette verso queste potenziali nicchie residue di cellule tumorali e le recidive dopo i trattamenti chemioterapici risultano inevitabili. I nostri risultati mostrano che l’immunoterapia genica con Ad-ISF35 può indurre cambiamenti nel microambiente linfonodale in grado di produrre un beneficio clinico». Ulteriori studi chiariranno se queste conclusioni sono corrette e se la strategia sperimentata possa rappresentare un mezzo per rendere il microambiente tumorale un bersaglio terapeutico efficace.
Fonte: Cancer Research
PubMed link: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22505652
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