Epidemiologia e prognosi delle LAM secondarie
L’impatto prognostico delle leucemie acute mieloidi secondarie (sLAM) a sindrome mielodisplastiche (MDS) rimane incerto e la letteratura ha riportato dati contrastanti. Al contrario, le LAM che insorgono dopo terapia per precedente neoplasia (tLAM) hanno generalmente prognosi peggiore e possono a loro volta insorgere dopo una fase MDS (Döhner H et al, 2015). Nello studio di Granfeldt Østgård e coll. (Granfeldt Østgård et al, 2015) vengono analizzati 3055 pazienti consecutivi con LAM inseriti nel registro danese dal 2010 al 2013, con particolare riguardo alle caratteristiche e all’outcome clinico delle forme secondarie a SMD, a precedente terapia per neoplasia o altre malattie trattate con farmaci potenzialmente mutageni, e a precedente malattia mieloproliferativa Ph negativa (MPD). Per i pazienti trattati con chemioterapia intensiva, i dati di outcome [remissione completa (RC) e sopravvivenza] sono stati paragonati alle forme de novo, considerando anche la stratificazione per età e cariotipo.
Globalmente, l’incidenza di sLAM e di tLAM è stata rispettivamente del 19,6% e 6,6%. Una diagnosi di sLAM, ma non di tLAM, era associata a minore impiego di terapia intensiva, data anche l’età più avanzata dei pazienti. Oltre l’80% delle tLAM era secondaria a terapia per tumore solido o malattia linfoproliferativa, mentre il 10% dei pazienti era affetto fa precedente malattia reumatica. Tra le sLAM, nel 60% circa dei casi una MDS aveva preceduto l’insorgenza di LAM, mentre nel 40% la LAM era stata diagnosticata dopo MPD, più frequentemente policitemia vera, mielofibrosi idiopatica e leucemia mielomonocitica cronica (Fig. I).
Figura I – Panel B) L’80% dei pazienti con t-AML sviluppa la malattia dopo terapia per tumore solido (51%) o malattia mieloproliferativa (30%). Nel 10% dei casi la terapia è stata effettuata per malattie reumatiche. Panel C) Circa il 60% delle AML secondarie a emopatie precedenti si sviluppano dopo MDS, nel restante 40% la malattia antecedente è un disordine mieloproliferativo Ph-negativo.
Le tLAM e le LAM secondarie a MPD erano caratterizzate da percentuali di RC inferiori rispetto alle forme de novo e da sopravvivenza significativamente inferiore (Fig. II).
Figura II – Sopravvivenza in base alla diagnosi di LAM de novo o secondaria a MDS, MPD o precedente terapia per neoplasia o malattia reumatologica. A: overall; B: con profilo citogenetico favorevole; C: a rischio citogenetico intermedio; D: con profilo citogenetico sfavorevole; E: con età inferiore ai 60 anni; F: con età superiore ai 60 anni.
Considerando solo i pazienti con età superiore a 60 anni (e quelli con cariotipo sfavorevole), non vi era impatto prognostico di una diagnosi di LAM secondaria a MDS o tLAM, a sottolineare il fatto che nel paziente anziano l’età di per sé riveste maggiore impatto prognostico rispetto alle modalità di insorgenza. Al contrario, la LAM che insorge dopo MPD ha una prognosi peggiore in ogni ambito di età e citogenetica (Fig. II) e deve probabilmente essere considerata un’entità clinico-patologica distinta.
Fonte:
Granfeldt Østgård LS, Medeiros BC et al Epidemiology and Clinical Significance of Secondary and Therapy-Related Acute MyeloidLeukemia: A National Population-Based Cohort Study. J Clin Oncol. 2015 Aug 24. [Epub ahead of print].
BIBLIOGRAFIA
- Döhner H, Weisdorf DJ, Bloomfield CD. Acute myeloid leukemia N Engl J Med 2015; 373:1136-1152.
- Granfeldt Østgård LS, Medeiros BC, et al. Epidemiology and clinical significance of secondary and therapy-related acute myeloid leukemia: a national population-based cohort study. J Clin Oncol. 2015 Aug 24. [Epub ahead of print].
A cura di:
Divisione di Ematologia, Ospedale Cardarelli, Napoli