Enasidenib vs il trattamento convenzionale nei pazienti con LAM IDH2-mutata recidivata/refrattaria: uno studio randomizzato di fase 3
Uno studio di fase 3, randomizzato, in aperto ha confrontato enasidenib, un inibitore orale dell’IDH2, con i regimi di cura convenzionali in pazienti di età uguale o superiore ai 60 anni con leucemia acuta mieloide (LAM) con mutazioni di IDH2 e con tumore in stadio avanzato, recidivante e/o refrattario (R/R) a 2 o 3 precedenti terapie (Figura I). La ricerca condotta da ricercatori di diversi centri in America ed Europa e dai ricercatori delll’azienda Bristol Myers Squibb è stata pubblicata dalla rivista Blood (de Botton S et al, 2022).
Figura I: Patofisiologia delle mutazioni di IDH.
I pazienti sono stati prima preselezionati per ricevere regimi convenzionali (azacitidina, citarabina a dose intermedia, citarabina a basso dosaggio o terapia di supporto) e quindi randomizzati (1:1) a ricevere enasidenib 100 mg/die o terapia convenzionale. L’endpoint primario era la sopravvivenza globale. Gli endpoint secondari includevano la sopravvivenza libera da eventi, il tempo al fallimento del trattamento, il tasso di risposta globale, il miglioramento ematologico e l’indipendenza dalla trasfusione.
Complessivamente, 319 pazienti sono stati randomizzati a enasidenib (n=158) o cure convenzionali (n=161) (Figura II).
Figura II: Schema di randomizzazione.
L’età media era di 71 anni. Le altre caratteristiche dei pazienti arruolati nello studio sono illustrate nelle Figure III-V.
Figura III: Caratteristiche dei pazienti inclusi nel trial.
Figura IV: Caratteristiche mutazionali e performace status ECOG dei pazienti inclusi nel trial.
Figura V: Altre caratteristiche dei pazienti inclusi nel trial.
L’esposizione mediana (intervallo) a enasidenib è stata di 142 giorni (3-1.270) e per le cure convenzionali è stata di 36 giorni (1-1.166). Un paziente con enasidenib (0,6%) e 20 pazienti con i regimi convenzionali (12%) non hanno ricevuto alcun trattamento randomizzato e, rispettivamente, il 30% e il 43% dei pazienti ha ricevuto successive terapie dirette contro la LAM durante il follow-up.
La sopravvivenza globale mediana con enasidenib rispetto ai regimi convenzionali era di 6,5 vs 6,2 mesi (HR 0,86; p=0,23). La sopravvivenza a 1 anno è stata del 37,5% contro il 26,1% (Figura VI).
Figura VI: Risultati della terapia.
Enasidenib ha migliorato significativamente la sopravvivenza libera da eventi (mediana: 4,9 mesi vs 2,6 mesi; HR 0,68; p=0,008), il tempo al fallimento del trattamento (mediana: 4,9 vs 1,9 mesi; HR 0,53; P<0,001), il tasso di risposta globale (40,5% vs 9,9%; p <0,001), il miglioramento ematologico (42,4% vs 11,2%) e l’indipendenza dala trasfusione (31,7% vs 9,3%) (Figura VII).
Figura VII: Risultati della terapia, incluso il miglioramento ematologico (hematologic improvement, HI).
La sicurezza di enasidenib era coerente con le segnalazioni precedenti (Figura VIII).
Figura VIII: Principali eventi avversi registrati nei due bracci di randomizzazione.
Sebbene l’endpoint primario dello studio (sopravvivenza globale) non sia stato raggiunto (Figure IX e X), gli autori concludono che enasidenib ha fornito benefici clinici significativi in questa popolazione di pazienti.
Figura IX: Overall survival dell’intera popolazione di pazienti in base alla terapia ricevuta.
Figura X: Event free survival dell’intera popolazione di pazienti secondo la terapia ricevuta.
Fonte:
A cura di:
Divisione di Ematologia, Ospedale Cardarelli, Napoli