Efficacia di carfilzomib nel mieloma multiplo all’esordio

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Un trattamento di induzione con carfilzomib, lenalidomide e desametasone a basse dosi è in grado di indurre almeno una near-complete remission (nCR) nel 62% e una CR nel 42% dei pazienti con mieloma multiplo (MM) di nuova diagnosi. Questi i positivi risultati di uno studio di fase 1/2 (Jakubowiak AJ et al. Blood, 2012; 120:1801-1809) che ha testato l’inibitore irreversibile e selettivo del proteasoma di nuova generazione carfilzomib, in combinazione con lenalidomide e desametasone (CRd), in 53 pazienti con MM all’esordio. Il protocollo prevedeva 4 cicli di CRd, seguiti dal prelievo di cellule staminali nei pazienti eleggibili per autotrapianto e dalla ripresa del trattamento, per un totale di 8 cicli di induzione seguiti da 16 cicli di mantenimento. La possibilità di eseguire un trapianto autologo rimaneva a discrezione del paziente e del clinico e 7/53 pazienti sono stati sottoposti a trapianto autologo interrompendo la terapia di induzione.

L’efficacia dimostrata dal trattamento è stata alta, con un tasso del 62% di almeno nCR e del 42% di CR “stringenti” sul totale dei 53 pazienti. Nel sottogruppo di pazienti non sottoposti a trapianto autologo (n = 46), il 67% ha ottenuto almeno una nCR e il 48% una CR. Un trattamento prolungato aumentava la proporzione di pazienti rispondenti: 38% di almeno nCR e 6% di CR sono state osservate dopo 4 cicli di CRd, percentuali salite a 78% e 61%, rispettivamente, nei pazienti che hanno ricevuto 8 o più cicli di terapia. La PFS è stata pari al 97% a 12 mesi e al 92% a 24 mesi. Nel complesso la tossicità è risultata accettabile e il regime CRd è stato ben tollerato.

«Sebbene il confronto diretto fra studi differenti debba essere effettuato con cautela, i dati di efficacia dello schema CRd competono favorevolmente con i risultati ottenuti con gli schemi Rd e RVD», scrivono gli autori dello studio. «Pur tuttavia, i risultati del nostro studio sono limitati dalle dimensioni della popolazione studiata, che includeva pazienti sia eleggibili e sia non eleggibili al trapianto, e dal disegno non randomizzato. La dimostrazione definitiva del beneficio ottenibile combinando la somministrazione di carfilzomib con lenalidomide e desametasone, e della possibilità di posticipare l’esecuzione di un trapianto autologo fino a progressione della malattia, richiederà l’esecuzione di ulteriori studi randomizzati controllati».

 

Fonte: Blood 

PubMed link: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22665938

A cura di:

www.ematologiainprogress.net

Redazione Ematologia in progress
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