Duloxetina per la neuropatia periferica indotta da chemioterapia

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Nei pazienti con neuropatia periferica indotta da agenti chemioterapici, una riduzione significativa del dolore è osservabile a seguito della somministrazione di duloxetina, un inibitore combinato della ricaptazione di serotonina e noradrenalina già dimostratosi attivo sul dolore neuropatico diabetico. Queste le conclusioni di uno studio randomizzato di fase 3 in doppio cieco (Lavoie Smith EM et al. JAMA, 2013;309:1359-1367) condotto su 231 pazienti con neuropatia periferica causata da composti del platino o taxani, randomizzati a ricevere duloxetina (60 mg/die per 5 settimane) o un placebo, con un disegno di cross-over.

Al termine del trattamento con duloxetina è stato registrata una riduzione media del dolore neuropatico (graduato su una scala da 0 a 10) pari a 1,06, verso 0,34 con il placebo. Complessivamente, il 59% dei pazienti inizialmente trattati con duloxetina hanno riportato una riduzione del dolore di qualsiasi grado verso il 38% di quelli riceventi il placebo. Un percentuale circa doppia dei pazienti nel gruppo duloxetina rispetto a quelli nel gruppo placebo ha mostrato una riduzione del dolore >30% e > 50% (35% e 25% dei casi, rispettivamente, verso 17% e 11% dei casi). Eventi avversi di grado 3 sono stati riportati nel 7% dei casi riceventi duloxetina e nel 3% di quelli riceventi placebo. Un beneficio maggiore è stato osservato nei pazienti trattati con composti del platino rispetto a quelli che avevano ricevuto taxani.

Per quanto statisticamente significativi, i dati a favore dell’efficacia della duloxetina nella riduzione del dolore presentano una significatività clinica che può essere questionabile, considerando l’entità ridotta dell’effetto. Tuttavia, il trattamento con duloxetina era associato con un miglioramento dell’interferenza del dolore con l’attività quotidiana e della qualità della vita dei pazienti, fattori che aumentano la significatività clinica dell’effetto. Inoltre, il trattamento della neuropatia periferica da chemioterapici continua a rappresentare una sfida importante, per la quale poche opzioni farmacologiche adeguate sono disponibili. I dati qui presentati possono fornire indicazioni anche per la neuropatia periferica associata al trattamento con bortezomib (farmaco non incluso nello studio), per la quale vari tipi di analgesici o anti-depressivi sono stati indicati come efficaci, pur tenendo conto di eventuali differenze nei meccanismi fisio-patologici del danno neuronale indotto da chemioterapici diversi.

 

Fonte: JAMA

PubMed link: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23549581

A cura di:

www.ematologiainprogress.net

Redazione Ematologia in progress
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