CLL Management in Italy during the COVID-19 pandemic. A Campus CLL report

VIrus, Coronavirus outbreak ,contagious infection

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I risultati della survey condotta dal Campus CLL (progetto attivo da 2 anni grazie ad un grant istituzionale di Abbvie) nel mese di aprile 2020, nel pieno dell’emergenza da COVID-19, con la collaborazione di 33 Centri ematologici italiani sono in corso di pubblicazione su Blood, in un articolo che riporta il prof. Antonio Cuneo come primo nome.

La survey intendeva valutare come la pandemia in corso e le misure sanitarie imposte nel marzo 2020 (in particolare, la politica di sorveglianza tramite tampone naso-faringeo, la limitazione delle visite ambulatoriali non necessarie e la regolazione dell’accesso per il personale dei laboratori) avessero influenzato la gestione dei pazienti con leucemia linfatica cronica (LLC).

I dati raccolti su una popolazione totale di 9930 pazienti con LLC (circa un terzo di tutti i pazienti con LLC in Italia) hanno mostrato una prevalenza di COVID-19 sintomatica bassa in questi soggetti (0,5%) e non significativamente superiore a quella registrata nella popolazione generale italiana (0,27%, indipendentemente dall’età), nonostante l’età mediana avanzata dei pazienti con LLC, l’immunosoppressione associata e l’impatto dei trattamenti. La caratterizzazione dei 46 casi sintomatici di COVID-19 per i quali erano disponibili informazioni cliniche (sui 47 totali identificati), comprendente sia pazienti con LLC in trattamento e sia casi non precedentemente trattati (età mediana: 75 anni, range: 51-91), riporta un tasso di mortalità del 30,4% (a fronte del 25,5% registrato nella popolazione generale italiana nella fascia di età 70-79 anni).

Tuttavia, il maggiore impatto dell’emergenza è stato registrato sulla gestione clinica dei pazienti con LLC, non solo per le difficoltà riportate dal 15% dei Centri nel work-up diagnostico e nella stratificazione prognostica dei pazienti, ma specialmente per le conseguenze osservate nelle decisioni terapeutiche: ritardi nell’inizio del trattamento e nella prosecuzione delle terapie in atto, riduzione dell’uso degli emocomponenti e posticipazione del restaging post-terapia, tutti effetti riportati in una quota significativa dei Centri interpellati. Inoltre, è stata anche notata una riduzione nell’incidenza di nuovi casi, possibilmente legato alla diminuzione delle analisi di routine.

Mentre alcune questioni cliniche devono ancora essere definitivamente chiarite, quali ad esempio il postulato effetto protettivo degli inibitori della Bruton’s tirosin-chinasi (BTK) sulla mortalità e morbidità da COVID-19, i risultati di questo studio dimostrano le ricadute negative della pandemia in corso sulla diagnosi di nuovi casi, sul follow-up dei pazienti, sul numero di casi di LLC arruolati nei trial clinici e sul loro monitoraggio, effetti il cui raggio di azione si estende oltre il perimetro ristretto dei pazienti sintomatici per COVID-19. Problematiche simili erano state riportate anche nel report sulla Leucemia Mieloide Cronica prodotta dal Campus CML.

L’articolo è adesso disponibile online su PubMed (link).

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