Brentuximab vedotin per CD30+ HD recidivato/resistente.

Print Friendly, PDF & Email

L’anticorpo anti-CD30 coniugato con l’agente antimitotico monometil auristatina E (brentuximab vedotin) è in grado di indurre remissioni stabili con una tossicità accettabile nei pazienti affetti da neoplasie ematologiche CD30-positive recidivate o resistenti. Questi i risultati di uno studio di fase I (Fanale MA et al. Clin Cancer Res, 2011;18:248-55) condotto su 44 pazienti (38 con linfoma di Hodgkin, 5 con linfoma anaplastico a grandi cellule sistemico e 1 con linfoma a cellule T periferiche) con malattia avanzata e una mediana di 3 precedenti linee di chemioterapia.

Lo sviluppo dell’Ab coniugato brentuximab vedotin è stato intrapreso per aumentare l’efficacia clinica dell’Ab anti-CD30 non coniugato, che si è dimostrata modesta. Dopo il legame col CD30 e l’internalizzazione, brentuximab vedotin passa nel compartimento lisosomiale, dove l’agente antimitotico viene liberato e provoca distruzione del sistema microtubulare della cellula, arresto del ciclo cellulare e morte per apoptosi. Un precedente studio di fase I in cui il farmaco veniva somministrato ogni 3 settimane in pazienti con linfoma CD30+ recidivato o resistente ha mostrato tassi globali di risposta pari al 50% e tassi di remissione completa pari al 27%, con una durata mediana della risposta di 9,7 mesi. Il trial che viene adesso pubblicato ha voluto testare l’ipotesi che una più frequente somministrazione dell’Ab coniugato potesse aumentarne l’efficacia clinica senza indurre un aumento eccessivo della tossicità.

Sul  totale dei 44 pazienti analizzati, il tasso complessivo di risposte obiettive è stato pari al 59%, con un 34% di remissioni complete. La durata mediana della risposta non è stata ancora raggiunta con un follow-up mediano di 45 settimane. Gli eventi avversi più comunemente osservati sono stati neuropatia periferica, astenia, nausea, diarrea, artralgia e febbre, di intensità lieve-moderata nella maggioranza dei casi. Una neuropatia di grado III è stata osservata nel 14% dei pazienti. La dose massima tollerata è stata pari a 1,2 mg/kg.

Le conclusioni che gli autori della ricerca traggono da questi dati sono che «la somministrazione settimanale di brentuximab vedotin mostra una efficacia clinica simile a quella della somministrazione ogni 3 settimane, con la suggestione di più alti tassi di remissione completa ma anche maggiore incidenza di neuropatia periferica. Sulla base di questi risultati, una possibile strategia terapeutica, specie per pazienti con HD o ALCL con malattia bulky e sintomatica, potrebbe comprendere l’uso settimanale del farmaco per indurre una rapida risposta, seguito da una somministrazione ogni 3 settimane come consolidamento per minimizzare la tossicità». Sono attualmente in corso studi clinici che valutano l’incorporazione di brentuximab vedotin nei trattamenti di prima linea nei pazienti con HD e ALCL e l’utilizzo per prevenire le progressioni di malattia post-ABMT nei pazienti con malattia di Hodgkin.

Fonte: Clinical Cancer Research

Link: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22080439

A cura di:

www.ematologiainprogress.net

Redazione Ematologia in progress
Redazione Ematologia in progress
www.ematologiainprogress.net
×
Registrati
  • Print Friendly, PDF & Email

    Registrati a Ematologia in Progress per poter continuare la navigazione

    Vai al modulo di iscrizione.

    Sei già iscritto a Ematologia in Progress? Accedi ora.

  • Print Friendly, PDF & Email

    Sei già iscritto a Ematologia in Progress?

    → ISCRIVITI

    → ACCEDI

    Attenzione: Ematologia in Progress è strettamente riservato a un pubblico di addetti ai lavori:

    Medici, Specialisti, Specializzandi, Biologi, Studenti di Medicina.

    Proseguendo nella navigazione auto-certifichi di appartenere a una delle suddette categorie.