E’ stato pubblicato sul numero di luglio di Leukemia l’aggiornamento dei dati di efficacia di clorambucile e obinutuzumab del trial CLL11. Gli autori di questo trial internazionale, che ha arruolato 781 pazienti con leucemia linfatica cronica (LLC) e affetti da numerose comorbilità in tre braccia: i) clorambucile da solo, ii) clorambucile associato a rituximab o, iii) clorambucile associato a obinutuzumab, hanno potuto dimostrare una sopravvivenza libera da progressione (PFS), nel braccio che combinava clorambucile e obinutuzumab, pari a 29,2 mesi in una popolazione di età mediana pari a 74 anni, con un tempo al successivo trattamento di 42 mesi.
Relativamente alla sopravvivenza globale (OS) è emerso che:
1) si è mantenuto il vantaggio rispetto al braccio che utilizzava il solo clorambucile, nonostante il crossover che prevedeva l’aggiunta di obinutuzumab alla progressione;
2) si è osservato un vantaggio significativo nel braccio clorambucile + rituximab rispetto al clorambucile da solo;
3) il vantaggio di clorambucile + obinutuzumab rispetto a cloramucile + rituximab non raggiunge al momento la significatività statistica, anche in ragione del piccolo numero di eventi nei due bracci del protocollo (rispettivamente 45 su 333 pazienti e 63 su 330 pazienti).
Questi dati, assieme alla recente pubblicazione di un vantaggio di PFS ottenuto con l’aggiunta di ofatumumab al clorambucile in uno studio randomizzato (Hillmen P. et al, 2015) chiaramente indicano come il clorambucile ed un anticorpo monoclonale anti-CD20 siano oggi la terapia di prima linea di scelta nel paziente con LLC affetto da comorbilità (meno fit)
Fonte:
BIBLIOGRAFIA
Professore Ordinario di Ematologia, Università degli Studi di Ferrara
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