Gli acronimi che identificano la presenza di emopoiesi clonali e altre situazioni.
Da diverse decadi abbiamo imparato che le neoplasie ematologiche e non sono il risultato di processi clonali che possono essere identificati dalla presenza di alterazioni geniche somatiche. Il riscontro di mutazioni somatiche nel sangue periferico e/o nel midollo osseo anche in individui normali definisce la presenza di una emopoiesi clonale. Tuttavia, grazie all’introduzione delle recenti tecniche di analisi nel campo della genomica, come la next generation sequencing (NGS) che consente di effettuare il sequenziamento di ampie porzioni geniche in tempi brevi e con una elevata precisione, abbiamo imparato che la prevalenza di emopoiesi clonale aumenta con l’età, a partire dalla quinta decade di vita. Il tipo di mutazione gioca un ruolo fondamentale nella cancerogenesi: una mutazione “driver” conferisce un vantaggio alla cellula tumorale favorendo la progressione del tumore, mentre una mutazione “passenger” emerge come conseguenza dell’instabilità genica causata dal tumore ma non ha un ruolo fondamentale nella sua insorgenza. Abbiamo imparato anche a considerare “benigna” la presenza di piccoli cloni in individui sani, mentre soggetti con alterazioni emopoietiche associate a una importante clonalità e alla presenza di mutazioni driver sono considerati ad elevato rischio. E’ quindi fondamentale in questo scenario cercare di individuare profili di soggetti con emopoiesi clonale che identifichino differenti contesti associati anche a differenti categorie di rischio.
In una review molto concisa, Bejar (Bejar R, 2017) riporta gli acronimi e i criteri che attualmente identificano sei differenti condizioni di emopoiesi clonale:
BIBLIOGRAFIA
Professore Associato in Ematologia, Università Cattolica del Sacro Cuore. Direttore UOC Emotrasfusione, Direttore Banca Cordone Ombelicale UNICATT, Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS – Roma
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